Sotto la minaccia di grossi nuvoloni neri (che per un po' hanno lasciato cadere una parte della loro pioggia), è stata celebrata la Festa dei Ceri di Gubbio, versione per i bambini (fin da piccoli abituati al valore della tradizione secolare). La particolarità di questa Corsa, rispetto a molte altre manifestazioni folkloristiche italiane, non è tanto l'arrivare per primi, ma il modo, la coreografia, come viene interpretata la Corsa fin dal momento dell'Alzata. la rivalità tra opposte fazioni viene così annullata creando un clima di reciproco rispetto e coabitazione, mai turbato da fenomeni rissosi tipici di tante manifestazioni.
In un mondo dove sembra che arrivare e vincere sia più importante di tutto il resto, mi sono guardata intorno ed ho visto persone appartenenti a colori diversi che, anche nel momento del confronto, erano felici di condividere il momento, persone che potevano stare insieme in pace e serenità e dove la sportività (dote ormai in via di estinzione, sopraffatta dalla subdola invidia: l'erba peggiore che possa infestare l'umanità) regnava sovrana.
L'importanza del "viaggio" è elemento essenziale e affatto secondario rispetto alla meta e si è ben visto proprio andando e tornando da Gubbio, dove battute da cabaret (ogni volta amplio il repertorio) si sono alternate a falsetti maschili improbabili, che, se per caso fossero passati i Cugini di Campagna, gli sarebbero cadute le parrucche. :-)))
Ad un certo punto ridevo da sola e gli altri hanno chiesto il motivo. Pensavo al nome da dare ad una fata che fosse il nome di un fiore o di un frutto e pensavo ai vezzeggiativi: vi immaginate la fata Peretta o la fata Prugnetta? Come non pensare all'effetto lassativo? "La fata per chi ha problemi di stipsi". A quel punto le risate si sono fatte sentire, ma la mia è continuata fino alle lacrime: forse quando le dici le battute fanno più ridere di quando le pensi! :-DDDD
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